Pubblicato il maggio 4, 2017

Nata con lo scopo di abbinare musica e poesia, la ballata ebbe una discreta diffusione fra il XIII ed il XV secolo.
A partire dalla prima metà dell’Ottocento il termine, grazie a Fryderyk Chopin (1810-1849) venne utilizzato anche per identificare un brano di ispirazione letteraria, affidato esclusivamente alle note del pianoforte.
Il suddetto genere è stato al centro del secondo appuntamento con i “Concerti in Floridiana”, rassegna organizzata dall’Associazione Golfo Mistico, che ha ospitato, nella “Gran Galleria” del Museo Duca di Martina, la prestigiosa pianista Anna Lisa Bellini, confrontatasi con alcune ballate del periodo romantico.
L’apertura era rivolta alle Quattro ballate op.10 di Johannes Brahms (1833-1897), scritte nel 1854 prendendo come riferimento la ballata scozzese “Edward”, tradotta in tedesco dal poeta, filosofo e teologo Johann Gottfried von Herder, e da lui inserita nella raccolta Volkslieder (1778-79), il cui scopo era di evidenziare il rapporto, instaurato attraverso il canto tradizionale, fra i popoli e le loro lingue.
La particolarità del pezzo di Brahms consisteva nel fornire ai due protagonisti precisi connotati psicologici, che nella ballata si possono solamente intuire, in quanto essa è formata da un brevissimo dialogo di crescente drammaticità fra Edward, colpevole di parricidio, e sua madre.
La successiva Ballata n. 2 in si minore di Franz Liszt (1811-1886), datata 1853, fu composta dall’autore ungherese durante il soggiorno a Weimar.
Il brano è noto anche con l’appellativo di “Ero e Leandro”, in quanto ispirato alla omonima lirica del poeta greco Museo Grammatico, tratta dalla mitologia e basata sulla tragica vicenda dei due giovani amanti, che abitavano sulle sponde opposte dello stretto dei Dardanelli e si incontravano tutte le sere grazie al fatto che Leandro attraversava quel braccio di mare a nuoto, guidato dalla lucerna di Ero.
Finché, in una notte di tempesta, la lucerna si spense e Leandro, avendo perso l’orientamento, annegò.
All’alba il suo corpo esanime venne scoperto da Ero che, per la disperazione, si uccise buttandosi da una torre.
La composizione descriverebbe minuziosamente questi eventi e, addirittura, il grande Claudio Arrau asseriva di aver identificato il punto preciso della partitura corrispondente all’annegamento di Leandro.
Il concerto si è chiuso nel segno di Chopin, con due delle sue quattro ballate, la n.3 in la bemolle maggiore op. 47 (1841) e la n.4 in fa minore op. 52 (1842), dedicate rispettivamente all’alunna Pauline de Noailles e alla baronessa Charlotte de Rothschild.
Secondo la tradizione, avallata anche da Schumann, Chopin come fonte di ispirazione utilizzò la raccolta intitolata Ballady i romanse (1822) del connazionale Adam Mickiewicz e, in particolare, la terza ballata seguirebbe le vicende di “Switezianka”, tragica storia d’amore fra un’ondina ed un cavaliere, mentre la quarta si riferirebbe a “Trzech Budrysów”, dove tre fratelli lasciano il loro paese in cerca di fortuna e ognuno di loro ritorna con una ragazza da sposare.
Per quanto riguarda Anna Lisa Bellini, già assoluta protagonista nelle passate edizioni della rassegna, ha confermato tutta la sua bravura, dando vita ad un’interpretazione di altissimo livello, che ha evidenziato in pieno quella ricchezza di sfumature strettamente connessa a brani di questo genere, facendo contemporaneamente emergere un Brahms ventunenne ancora legato allo stile schumanniano, la tendenza al virtuosismo descrittivo di Liszt ed il romanticismo, a tratti febbrile, di Chopin.
Pubblico molto numeroso, che ha lungamente applaudito la pianista ed ha ottenuto uno straordinario bis chopiniano, consistente nello Studio op. 25 in do minore n. 12 “Oceano”, coronamento di una mattinata di ottima musica.

Fonte> criticaclassica